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Archive for the ‘per caso’ Category

Nulla evapora al cospetto
delle lacrime che versiamo
da buoni e cattivi.

Si trova rifugio
in questa umida protezione
che ci lascia respirare senza ossigeno.

Tutto è raccolto nelle purificazione
di memorie che sanno raccontarci.

In assenza di nebbie nascoste
riveliamo eternità nelle carezze
delle nostre immortalità
tra le voci della pioggia
che cadranno dopo di noi.

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[è solo fisionomia]

 

 

Volti: ne leggo i contenuti
tra gli arpeggi di chi ne ha da raccontare
in simbiosi con le paure
intrappolate nei dissensi.

E’ l’arpeggio della curiosità che mi muove in accordo
d’un tamburellare nei tasti mai stanchi
d’un produrre suoni sviolinati di conferme
solidali verso quella meta chiamata sogno,
luogo e riparo da cattive ed inopportune sentenze.

Leggo riparandomi dalle sofferenze
di anime sconfortate e inabissate nei luoghi comuni
mentre batterie insistenti musicano leggere
ritmi di tamburo personalizzati;
ma pur sempre restano
agonie preziose di un qualsiasi vivaio in pieno vuoto.

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[IN PENOMBRA]

Mi chiedo, a volte,

quante sono le volte

che volteggiamo intorno

a delle note che sanno imprimere

notevoli cambiamenti direzionali

… aprendo vita a mani, a verità

di cui solo ne scaviamo

arcobaleno d’esistenza nell’ascoltare

ciò che ci succede

DAVVERO

non solo dentro.

Nel profondo.

 

L’umiltà

non è un pregio che sanno

interpretare in molti.

 

Passano le ore

senza redenzione

verso noi stessi

cancellando impronte

di chi sa esistere in noi

senza che ce ne accorgiamo.

 

 

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L’affanno del respiro

inciso in ombra

d’un viversi

su punte di capelli

caduti, osservati e raccolti

su sfumature

di quel “recente” tempo passato.

 

Piccoli passi

di fronte a strade

del ieri curioso,

ora presente

nei sogni più estesi

in una possibile, scontrosa

verità da esplorare

 

destarsi un solo attimo

in gomitolo strecciato,

chiedersi il “perchè”

già descritto nelle visioni

del domani…

non c’è scusa o frase

per l’impotenza nutrita

nella sofferenza.

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(Impressioni)

“Me ne sto in disparte,

come se il baratto della felicità

fosse esistenziale nei compromessi

dell’essere congiunto alla massa.

Negare la pioggia bagnandosi

di sole sotto l’ombrello

è la soluzione al non volersi costituire

parte integrante alle giacenze

in cui siamo disposti ad annegare

senza cogliere il filo d’aria tessuto

al nostro semplice dignitoso vivere….”

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Assolvo le mie lenzuola

da peccati giudiziari

esternando languidamente

un leggero appoggiarmi

a freccia di charme.

Irremovibile il mio arco

teso a candeggiare

il collo

d’una esotica carezza:

snellezza d’odore

camuffata dall’addio

d’un “arrivederci” ritornato….
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“L’irripetibilità della realtà

si macchia di menzogne

d’accogliere senza sfratti se consapevolmente

raccontate a se stessi.”

*

Si, lo so,

è spartano

scrivere in questo modo,

da tondo poeta

dove all’interno della parola

pare si nasconda

un qualcosa d’altamente

non semplice,

ma è in questo grembo di memoria

ispirata

che non si cela mai nulla

d’incompleto

a meno che non ci si voglia

fingere di losche tinte

per raffigurare

un mostro d’ingenerosità

da ammazzare.

*

E’ suicidandomi così,

nel dimenticarmi in quest’attimo d’un poco fa

già trans/andato,

che le mie dita avranno perso la bussola

non scivolando nella necessità

di terreni opachi consumati d’altri tempi, d’altri passi.

… _ ma ecco che uno specchio… avanza _…

m’aggrappo ad un punto espressivo, ad uno sguardo,

mi rapisce dis/conoscendomi in un free- climbing

d’un violento “cosa vuoi da me?”

*

Dalla mia pelle stonata d’un non essermi riconosciuta

impaurita raccolgo perle di cuori geometrici

e l’imperfezione del ritmo che avanza lascia

al vento uno schiaffo morbido

che sveglia impazzita lo spacco del vetro urlante

rotto dall’abbandono dei (miei) sogni mai sognati

o forse dai (miei) desideri mai avverati

per una semplice apertura di porta mai collaudata.

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Viaggio nella nebbia
asfissiata di parole
gironzolando
in prudenti rilievi
di (im)peccabile eccitazione .
Nessuna naturale essenza
smuove tale natura
di spasimo gridato d’amore .
(Nessuna) paura di eccedere
nei frammenti
d’apocalittici centri
da puntare.
E’ così che nel bacio
d’autunnale o invernale
smorfia della coscienza
mi prendo gioco di me
e mi violento…

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“Voice” al logorìo d’espatrio
dal “me”
canonica, invertebrata
sottomessa dall’ingoio
reazionario.

Il “me” strappa
dubbio alla (in)sicurezza
in seme all’-anfibiotico-
“durante” emerso poi.

Senno coreografico
magistrale
tendenzioso al fermo
d’astinenza

e poi alla nudità
del verde cementato
l’impaginazione d’una margherita
traslocata dal mio pensiero

ipnotico seme
questo
d’un domani che vedrò
calpestandolo d’errore.

Rido di me
delle mie assenze
re-interpretate a cavallo
d’un ittico formicaio laborioso

e in proposta d’un sole
goccia di vino veritas fresco
in allucinazione di lumi sparsi
come ascesa pratica
su tettoie da cui scivolare senza ali

e
a

cadere

most(r)i d’agrodolci acini
a ricordarmi
seppellita nella Vita.

e… continuato da NàT…

agrodolci acini in ogni morso
most(r)i selvatici che sanno
di nostre pure limpide purpurée
vite
come vendemmie settembrine
spogliamo i rami alle foglie
per nude essenze
bérci
spire di vita
e vita
non evita
é vita…..

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D’IMPRONTE MOBILI

E se il mio scrivere
fosse estiva pigrizia
da nascondere al sole?
Mai ho voluto parlare di rivalse
poiché uccise
dal centro periferico
d’esibizionistica prosa inesistente
al cospetto d’impronte mobili
su inchiostro d’avventurosa superbia.

Non transigo nelle rime inesatte del mio vivere
la perfezione delle arrendevolezze mai scoperte
(o sciolte)
come ghiacci imponenti sui poli;
non sarei in grado di stratificarmi
in scienza disordinata
accampata nell’intonazione
d’un caos curativo delle mie ferite
seminate, ormai, dalla longevità
malsana della sua stessa bellezza.

La densità gassosa delle maledizioni interiori
lasciano all’aria senza tempo
il fulcro esistenziale d’un vivere
senza mèta
poiché amiamo le magiche incoscienze
che non osano, con naturalezza, filtrare
persuasioni associate all’arrivo d’armi
nell’immobilità inerme del loro stesso sapore.

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