Volti: ne leggo i contenuti
tra gli arpeggi di chi ne ha da raccontare
in simbiosi con le paure
intrappolate nei dissensi.
E’ l’arpeggio della curiosità che mi muove in accordo
d’un tamburellare nei tasti mai stanchi
d’un produrre suoni sviolinati di conferme
solidali verso quella meta chiamata sogno,
luogo e riparo da cattive ed inopportune sentenze.
Leggo riparandomi dalle sofferenze
di anime sconfortate e inabissate nei luoghi comuni
mentre batterie insistenti musicano leggere
ritmi di tamburo personalizzati;
ma pur sempre restano
agonie preziose di un qualsiasi vivaio in pieno vuoto.
Viaggio nella nebbia
asfissiata di parole
gironzolando
in prudenti rilievi
di (im)peccabile eccitazione .
Nessuna naturale essenza
smuove tale natura
di spasimo gridato d’amore .
(Nessuna) paura di eccedere
nei frammenti
d’apocalittici centri
da puntare.
E’ così che nel bacio
d’autunnale o invernale
smorfia della coscienza
mi prendo gioco di me
e mi violento…
“Voice” al logorìo d’espatrio
dal “me”
canonica, invertebrata
sottomessa dall’ingoio
reazionario.
Il “me” strappa
dubbio alla (in)sicurezza
in seme all’-anfibiotico-
“durante” emerso poi.
Senno coreografico
magistrale
tendenzioso al fermo
d’astinenza
e poi alla nudità
del verde cementato
l’impaginazione d’una margherita
traslocata dal mio pensiero
ipnotico seme
questo
d’un domani che vedrò
calpestandolo d’errore.
Rido di me
delle mie assenze
re-interpretate a cavallo
d’un ittico formicaio laborioso
e in proposta d’un sole
goccia di vino veritas fresco
in allucinazione di lumi sparsi
come ascesa pratica
su tettoie da cui scivolare senza ali
e
a
cadere
most(r)i d’agrodolci acini
a ricordarmi
seppellita nella Vita.
e… continuato da NàT…
agrodolci acini in ogni morso
most(r)i selvatici che sanno
di nostre pure limpide purpurée
vite
come vendemmie settembrine
spogliamo i rami alle foglie
per nude essenze
bérci
spire di vita
e vita
non evita
é vita…..
E se il mio scrivere
fosse estiva pigrizia
da nascondere al sole?
Mai ho voluto parlare di rivalse
poiché uccise
dal centro periferico
d’esibizionistica prosa inesistente
al cospetto d’impronte mobili
su inchiostro d’avventurosa superbia.
Non transigo nelle rime inesatte del mio vivere
la perfezione delle arrendevolezze mai scoperte
(o sciolte)
come ghiacci imponenti sui poli;
non sarei in grado di stratificarmi
in scienza disordinata
accampata nell’intonazione
d’un caos curativo delle mie ferite
seminate, ormai, dalla longevità
malsana della sua stessa bellezza.
La densità gassosa delle maledizioni interiori
lasciano all’aria senza tempo
il fulcro esistenziale d’un vivere
senza mèta
poiché amiamo le magiche incoscienze
che non osano, con naturalezza, filtrare
persuasioni associate all’arrivo d’armi
nell’immobilità inerme del loro stesso sapore.
"Anche nel suo inganno la poesia lascia traccia di verità"
-AnimaTonda-
[Il "sapere" non è bravura, il "conoscere" non è cultura e non ci si può "ormeggiare" all'umiltà comprendendo che il sapere ed il conoscere assumono vitalità diverse se non li sappiamo "ascoltare". ]
-AnimaTonda-