Sospendo i moduli
di una vita in carica
per lustrare pensieri
simili a ritornelli.
Sono solo stormi di matematici calcoli
dove l’algebra è sinonimo
di curiose filosofie da seminare
(senza capirne nulla, ahimè).
Sono numeri gustosi
e tutt’altro che ignoranti
se posso sfatare questo
π
in sensi di colpa mai esorcizzate…
così in realtà il cerchio
è un riflesso limpido…
ma se cambio il raggio
alla sua rotondità
senza ferirlo
potrei non captare
lo sguardo veloce
d’un calcolo che forse,
in fondo in fondo,
so intuire?
Intrometto
la logicità nelle scansioni,
una voce che esprime,
un qualsiasi ritmo di danza,
così nell’istinto
so di saper vivere
(anche)
in una matematica astratta
ma intonata solo alla [mia] vita
che ascolto con molta attenzione
senza la consapevolezza
di dover perdere sempre.