Poesia è canzone
se si è capaci d’intonarsi
a ritmo di abbandono
non evocato.
Poesia è esplorazione
di chi indossa
vestiti ignoti
anche se pensa
d’immaginare e conoscere
le pene,
ma in realtà non le afferra,
-non le vive.-
Poesia è respirare
l’acqua delle delusioni:
si affoga
tra intemperie di no
d’inverno o d’estate,
quando il freddo o il caldo
si lasciano sentire oltre le stagioni
imposte come condizioni
da accettare per forza.
Poesia è bora:
infrange le tue leggi
che ri/leggi
legandoti ad un filo d’ansia
che non controlli,
è come paura:
vorticoso t’inghiotte
senza speranza,
senzaottimismo
ma ti lascia gremita:
la tua forza
lascia spazio
ad una innalzata
sopravvivenza–inaspettata-
senza necessaria mèta da raccontare
al domani che già ti appartiene.
Poesia non è il nulla
che tanti non ri/conoscono
perché matematici
(e nei numeri freddezza
di spari che uccidono
matricole di cui sbarazzarsi)
Ma in uno spazio immenso
i numeri si disperdono
e si svestono,
smembrandosi,
raccontando la fine
d’una qualsiasi dignità
nata per diritto
di storica individualità.
Poesia lascia
l’impronta in una sosta
che si vuol ricordare
nell’ l’immensità d’un esporsi di/verso
è indefinibile “clik”
è numero che si ribella.
Poesia è scelta di parola.
Di coraggio.
Di derisione
per chi sente la necessità di sostare
in divieto d’espressione.